Basta un sì
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L’abbaglio di Calderoli e il Fatto sui consiglieri-senatori
Quando le bufale sono di casa. Roberto Calderoli, padre del Porcellum, ora dedicatosi alle bufale, tuona che con la riforma ci sarebbe rischio che le Regioni a statuto speciale non abbiano rappresentati in Senato, perché alcune prevedono l’incompatibilità tra le due cariche, come ad esempio l'art. 3 dello Statuto siciliano. A ruota segue il Fatto Quotidiano che, con una roboante prima pagina, riprende l’assunto di Calderoli, senza interrogarsi minimamente sulla veridicità di tale affermazione - si sa, il controllo delle fonti è roba antiquata.
Si dice che gli statuti speciali siano leggi costituzionali - e questo è vero - di natura speciale, e quindi si sostiene che questi prevalgano sulla Costituzione. Così, ovviamente, non è. Facciamo chiarezza.
Nonostante statuti speciali e Costituzione siano, formalmente, sullo stesso piano, non lo sono di fatto, poiché i primi incontrano, secondo quanto affermato a più riprese dalla Corte Costituzionale “una serie di limiti impliciti, ricavabili sia dal principio fondamentale di unità della Repubblica, sia dalle specifiche norme costituzionali che prevedono per le regioni differenziate, forme e condizioni particolari di autonomia”.
Per questi motivi la Consulta, in numerose sentenze, ha dichiarato incostituzionali alcune norme di statuti speciali per contrasto con i principi fondamentali sanciti in Costituzione. Nel nostro Stato si rispettano le autonomie territoriali, ma gli statuti non sono Costituzioni.
Sono, per l'appunto, statuti: espressione di un'autonomia che va esercitata in armonia con i principi costituzionali. È logico, quindi, che se viene modificato un principio costituzionale sono gli statuti a doversi adattare, non viceversa, a maggior ragione se si tratta della “composizione del Senato”, materia tipicamente costituzionale, che non ammette fonti diverse dalla Costituzione. Ed è innegabile che quello della composizione del nuovo Senato sia un principio supremo dell'ordinamento costituzionale.
Dunque, se - come noi auspichiamo - la riforma verrà approvata dai cittadini, gli statuti speciali dovranno adeguarsi alla nuova carta costituzionale. A questo risultato potremmo pervenire sia applicando il criterio gerarchico - per cui una norma di rango superiore prevale su una di rango inferiore -, sia quello cronologico - per il quale una norma successiva prevale su una norma precedente.
Insomma, vuoi in base al criterio gerarchico, vuoi in base al criterio cronologico, la riforma costituzionale prevale sulle disposizioni degli statuti speciali che sanciscono l'incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di consigliere regionale. Con buona pace dei vari Calderoli, Porcellum, bufale e tutto l’ovile.
- Redazione #bastaunsi
Tramite Facebook 17/11/2016 11:48:13